Amicizia e ricordi con Pilin Hutter, signora torinese progressista, aperta, socievole e dicono generosa e spiritosa. Nata Oggero (Piera Rosa, settembre 1927) ha sposato Marcel Hutter nel 1951. Figlia unica, è stata poi madre di 4 figli e..sorella di tante e tanti. Spesso disturbata da fasi di depressione si riscattava abbondantemene quando ne era fuori. Poco cosciente invece negli ultimi 17 anni ma serena. Riposa al cimitero di Pino Torinese dal 28 febbraio.

domenica 1 marzo 2009

Registro virtuale: "postate" qui - in "commenti" - il vostro saluto!


a Paolo (blogmaster:paolohuttergmail.com) E/o a Marcel,
e/o Ata Patrizia Erika Barbara Lucia Heidi
generi e nipoti.
Tra l'altro vogliamo piantare un "albero Pilin" di frutta ai giardini Grosa
Scriveteci qualcosa o almeno vostra firma

(la firma mettetela nel testo..mentre per fare svelti potete entrare come anonimi..se non riuscite usate mail)

41 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Paolo,


Di tua madre ho dei ricordi piuttosto nitidi ma lontani nel tempo, di sue visite nella tua casa di via Ascanio Sforza, agli inizi, con maglioni, cure e affettuosita’ anche un po’ buffe ma tenere.
Poi ho altri ricordi legati alla morte di tuo fratello.
Ora questa notizia me la riconsegna nei pochi ma nitidi ricordi di affettuosa e organizzatrice nella tua casa , allora, nuova e delle sue premurose e assieme divertenti attenzioni nei confronti della tua vita e di tutte le nostre che si intrecciavano alla tua.
Ti abbraccio forte
Lorenzo Fanoli

Anonimo ha detto...

Tra Pino Torinese e Pino a Mare, è stata Pilin a farmi scoprire cosa fosse mai una famiglia progressista e accogliente, intenta a capire l'impegno dei suoi figli. Mentre i nostri genitori si preoccupavano e non capivano quel che stavamo facendo, gli Hutter si erano imposti -credo non senza sforzi- di prenderci sul serio e trasmetterci un forte senso di condivisione. L'ospitalità di Pilin io la ricordo come qualcosa di superiore al logico e al concepibile (come la pazienza di Marcel).
Li ho sentiti come una famiglia, disposta a prendersi pure me. Solo con estrema cautela, preoccupata che il mio amico Paolo non se ne accorgesse, ogni tanto mi chiedeva di lui a Milano. Con uno sguardo di raccomandazione, forse perchè mi immaginava (sbagliando) più responsabile di lui. Pilin aveva l'arte di farci sentire importanti, noi pivelli. Anche se era abituata a frequentare gente di valore incommensurabile al nostro. Lo stile con cui ha vissuto il benessere, mai come un fine; e anche il dolore di quando se n'è andato Stefano- io me li porterò dentro tutta la vita.
L'ho rivista solo un paio di volte nella difficoltà dei suoi ultimi, lunghi anni. Per me resterà sempre una mamma.

Gad Lerner

Anonimo ha detto...

Carissimo Paolo Ricordo ancora tua madre nella vostra casa a Pino Torinese e nei ricordi di noi bambini in pic-nic con i rispettivi genitori sulle montagne vicino a Sauze d'Oulx. Secoli fa..capitoli che si chiudono; lei sempre gentile, dolce, presente e rassicurante nei nostri giochi in giardino. Questo è il ricordo che ho quando penso a lei, a voi. Mi dispiace e ti sono vicina. L'albero: mi sembra una magnifica idea. Contaci. Dimmi poi con quali modalità possiamo partecipare. Un grande, affettuoso abbraccio, Valeria Giacosa, Filippo, Sebastiano

Anonimo ha detto...

Alessandra Algostino
Maurizio Cossa
Velio Coviello

Anonimo ha detto...

Caro Paolo, ho letto il tuo messaggio per la scomparsa di
tua madre. Anche mia madre è morta due anni fa e aveva
quasi 95 anni. Anche se è una cosa che ti aspetti a una
simile età, rimane il fatto che quando i genitori se ne
vanno si chiude un'epoca della nostra storia.
Non ho conosciuto tua madre, ma se ti fa piacere ti aiuto
a piantare un albero ai giardini Nogratt.
Un caro abbraccio
Giorgio Faraggiana

Anonimo ha detto...

Caro Paolo

ho letto il tuo sms con la notizia che la tua Mamma ha terminato il cammino terreno "serenamente", mi sembra di capire,e non conoscendola il pensiero è andato al momento in cui la mia Mamma "senza salutarci" se ne è andata. Mi era mancato il saluto ma forse la verità è che in quel momento avrei voluto dirle cose che non avevo detto prima e tra queste quanto le dovevo per ciò che sono.Ora mi sembra di poter ancora "dialogare" con Lei ed avere la sua comprensione...
Buona l'idea dell'albero...come aiutarti vediamo.
Un abbraccio Ferdinando

Anonimo ha detto...

Fabrizia di Rovasenda

Anonimo ha detto...

claudio serra

Anonimo ha detto...

Carissimo Paolo,
ho appena saputo della morte di Pilin, da Lorenzo e dal tuo
messaggio, e ne sono molto addolorato, ti scrivo, ti abbraccio, ti sono vicino.
Ricordo, ne ho tanti, di quando eravamo ancora figli e lei la madre che se ne occupa, era così quando venivo spesso a Pino, ancora di più in Bonomelli. Mi
sono sentito voluto bene e gliene ho voluto. Anche questo ci ha affratellato,
allora e ora.

Con tantissimo e antico affetto
Nino (Vento)

Anonimo ha detto...

ciao Paolo,
mi spiace sinceramente per questa brutta notizia.
l'età e la salute forse ti avevano già allontanato tua mamma, ma nulla rende meno dolorosa la perdita vera e definitiva.
E'bella e commovente l'idea dell'albero, si piantava in campagna per una vita che nasceva, ha altrettanto senso farlo per salutare una vita che se ne va.. se mi posso permettere un suggerimento, sarebbe bello piantarlo anche in un posto pubblico o privato più "sicuro" del cantiere, dove ogni tanto tornare per una passeggiata...che dire? un abbraccio...
marco (Craviolatti)

Anonimo ha detto...

Caro Paolo,

vorrei solo dire che quando se ne va tua madre la solitudine smette di essere uno stato d’animo e diventa condizione esistenziale, ineludibile.
Dico che questa solitudine è unica, perché unico è il legame che abbiamo con la madre.
Lei sparisce e noi smettiamo di essere immortali, smettiamo di essere figli.
Della tua mamma ricordo la tenerezza, l’apprensione premurosa che aveva per te. E quel suo essere minuta e un po’ buffa, molto torinese.
Spero se ne sia andata senza soffrire.

Un abbraccio forte

Ivan (Berni)

Anonimo ha detto...

Ernesto, Alice, Irene Oddi

Anonimo ha detto...

iro awaki tsubaki bakari no asagasumi

Colori lievi
Solo camelie
Nella foschia mattutina

Mizuhara Shūōshi (1891-1981)

in tuo ricordo
Paolino

Anonimo ha detto...

caro paolo,il tuo saluto alla mamma me l'ha fatta comparire davanti, lì, in un qualche dove, insieme a te. mamma che ho conosciuto in quella particolare giornata che fu il funerale di stefano, insieme alla tua bella famiglia che in mezzo alla tanta gente che c'era mi aveva accolto con affetto, come era per loro d'uso.
un abbraccio
agnese grieco

Anonimo ha detto...

Ilaria Berio e Luciano Sciascia

Anonimo ha detto...

Caro Paolo,
leggendo i pensieri lasciati dalle persone che a tua mamma, a te e ai tuoi fratelli vogliono bene, emerge un mondo fatto di passioni civili, ironia delicata e tanta intelligenza delle cose e del mondo. Ora che questo mondo non si vede quasi più, è bello sapere che qualcuno ne conserva il ricordo e ne tramanda la memoria.
Come una radice giovane, da un antico seme, renderà rigogliosi i rami e profumati i fiori.

Davide

Roberto Ferraris ha detto...

Caro Paolo,
tutti noi siamo brevi meteore nel cielo di questo mondo terreno e dei suoi pochi miliardi di anni. Tra le galassie, poi...

Eppure molti ricordano e sono ricordati: quella luce ha brillato abbastanza da rimanere nella memoria di qualcuno. Certo: una mamma per i figli. Ma da quel poco che so, Pilin è stata addirittura qualcosa di più. Una luce, che è rimasta negli occhi.

Ti faccio i miei auguri.
Roberto (Ferraris)

Anonimo ha detto...

Pinin non l'ho mai conosciuta. E per la verità la vedo per la prima volta ora, nelle foto di questo libro dei ricordi. Conosco meglio Pino torinese, o meglio nemmeno quello. Però l'ho immaginato tante volte. Sani riti familiari non oppressivi, una casa aperta per davvero, quando ci penso respiro sempre fresca curiosità per il mondo e un'aria di serena libertà. E ora continuo a immaginare, immaginando che anche Pinin aveva costruito Pino Torinese, quella libertà, quella curiosità.
Alessandro Breccia

Anonimo ha detto...

Iolanda Donnini
Paola Ferrari
Federico Vozza

Anonimo ha detto...

Francesco Perazzini
Filippo Cena

Anonimo ha detto...

Le più care e sentite condoglianze
Debora

Anonimo ha detto...

Per Paolo:
Non conoscevo tua madre, se non per le "tracce" che inevitabilmente deve aver lasciato in te. Non so quanto di lei ci sia nella tua caparbia sensibilità, nella tua curiosità e nella tua ironia. Ma non può che essere stata una donna speciale.
Ti abbraccio da Roma,
Silvana

Anonimo ha detto...

Pilin mi ha ricevuto - una notte buia dell'1975 all'aeroporto di Milano - quando sono sbarcato in Italia dopo quasi due anni di campi di concentramento in Cile. Poi mi ha portato a Pino con la sua cinquecento blu, scambiavamo poche parole, ma anche senza capire la lingua ho capito subito che tipo di persona fosse, la sua passione altruista e la sua ironia. La sua famiglia mi ha accolto nei primi mesi in Italia, ma questo è già l'inizio di una storia lunga, continuata attraverso l'amicizia con Paolo...e con Epicuro...
Un abbraccio, Marcel.

Jaime

Anonimo ha detto...

Caro Paolo,
ho conosciuto poco Pilin ma la ricordo come il punto di gravita’ di una famiglia caotica e affascinante, molto diversa dalla mia, ma che alla fine e’ diventata parte di me.
Vi sono molto vicino e ti abbraccio
Marco De Martino

Anonimo ha detto...

Caro Direttore,
sentite condoglianze.
Non ho avuto l'onore di conoscere sua madre, ma sono convinto, Direttore, che la sua sensibilità, la sua gentilezza, il suo coraggio, la sua simpatia e la sua energia provengono da sua mamma.

Di una cosa sono sicuro: i nostri cari rimangono legati a noi per sempre nel presente e nel futuro e nessuno ce li può portare via.

Le mando un grande grande abbraccio
Massimiliano

Anonimo ha detto...

Ho un'immagine chiarissima nella mia testa. Eravamo appena arrivati in Italia io e mia figlia Juliana di quasi 4 anni. Siamo arrivati a casa Hutter dove ci aspettava Pilìn con le braccia aperte e un sorriso dolce.
Pilin non ci conosceva, era la prima volta che ci vedeva, non parlavamo la stessa lingua, arrivavamo da un piccolo paese dall'altra parte del mondo, eppure ci ha fatto sentire subito a casa. Ci siamo abbracciate a lungo. Così ho conosciuto Pilìn.
Dopo il Cile e la feroce dittatura militare, questa amorevole accoglienza è stata un esperienza che non ho mai dimenticato.
Ci siamo incontrate tante altre volte, pero io la ricorderò sempre sorridente e con le braccia aperte che ci accoglie nel lontano 1975.
Un abbraccio a Marcel, Ata, Patrizia, Barbara,Erica e Paolo.
Coppelia

Anonimo ha detto...

Se me lo permetti la dedico a mamma Pilin...

"Ogni persona brilla di luce propria in mezzo a tutte le altre.
Non esistono due fuochi uguali.
Ci sono fuochi grandi e fuochi piccoli e fuochi di tutti i colori.
C'è gente di fuoco sereno, che non si cura del vento,
e gente di fuoco pazzo, che riempie l'aria di faville.
Certi fuochi, fuochi sciocchi, non fanno lume né bruciano.
Ma altri ardono la vita con tanta passione che non si può guardarli senza strizzare gli occhi;
e chi si avvicina va in fiamme".

(Eduardo Galeano)

Ciao
Fabrizio Debernardi

Anonimo ha detto...

Non ho avuto la fortuna di conoscere Pilin, eppure ho conosciuto molto di lei attraverso i racconti di Paolo.
Ora nello sguardo di Paolo - che pure è una roccia - vedo il vuoto che Pilin ha lasciato.

E' bella l'idea di piantare un albero in suo ricordo.
E bella è anche l'idea di questo blog: tanti punti di vista differenti sui segni lasciati da una sola esistenza.
Così quel vuoto smette di essere un vuoto, e si rivela pieno di ricordi, di sentimenti, di emozioni.

Un abbraccio forte a Paolo e a Paolino, e le mie più sentite condoglianze a tutta la famiglia Hutter,
Lorenzo (Bernini)

Unknown ha detto...

Ciao Paolo, questo è un bellissimo modo per raccogliere le memorie sulla tua mamma. Io non l'ho mai conosciuta, ma vedendo la sua foto, vedo l'orogine di quel tuo particolare sguardo sul mondo. Un abbraccio. Daniela Iapicca

rodoluco il campione ha detto...

Hola Paolo,
tiempo de separación
tiempo para pensar
sucesos que te dejan sin aliento
la vida nos inunda de emociones
te demuestra que vives
importante sentir fuerte
y amar fuerte
la vida tiene un mas alla
porque sufrir si te quedas en mi?
quizas llorar para recordar
pero Celebrar porque estas en mi
soy un tentaculo tuyo
una extremidad
la continuación de tus deseos
el resultado de tu amor madre


senza conoscere Pilin, si vede in Paolo che era grandiosa, perche siamo il riflesso di chi ci insegna a crescere. non avere paura a la morte, é normale, invece avere paura a la morte in vita

Un grosso abraccio Paolo amico dal'alma, sei uno dei pochi sinceri con la tua vitá e quello si admira da tutto il mondo.

Tuo gran amigo Rodolfo dal Chile

Anonimo ha detto...

caro Paolo
anche se non ho conosciuto la tua mamma è facile capire la fortuna di nascere in una famiglia come la tua. Una fortuna che tu comunichi e restituisci ogni giorno con il tuo stile di vita ed è bello sapere che nel mondo esistono ancora persone così, al di là delle morti.
Un grande abbraccio da parte mia e di tutta la Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta
Vanda Bonardo

Anonimo ha detto...

Anch’io ricordo Pilin, la mamma di Paolo Hutter e quindi anche un po’ mia.
Eravamo gli studenti medi del Gioberti, in perenne agitazione e alla fine in lotta continua. Lei (e Bianca Guidetti Serra) ci aiutava e riuscì a far ritirare le espulsioni dalla scuola (noi ne demmo il merito agli operai di Mirafiori).
Mi accoglieva sempre con allegria e mi ospitava nella sua bella casa tutte le volte che volevo, come quella volta che, per scrivere con Paolo un articolo per i Quaderni Piacentini (!), ci restai per un’intera settimana. Avremmo dovuto preparare gli esami di maturità perché mancavano pochi giorni, ma non protestò mai, sembrava contagiata dalla nostra vitalità e divertita dal nostro protagonismo.
Credeva che fossi uno studente modello, mi faceva dare lezioni di greco a Stefano, che fossi più sensato di Paolo. Mi fece conoscere Goffredo Fofi, che poi suggerì a Paolo e a me di lasciare Torino e andare nella grande Milano. Quando partimmo da Pino mi disse che era contenta che fossi con Paolo, come tutte le mamme che sperano nell’amico più giudizioso.
Veniva a trovarci, portava una valigia di vestiti puliti. Di nascosto da Paolo, che non l’avrebbe accettato, talvolta la riempiva di vestiti nuovi, me ne accorgevo solo io, perché li sceglieva uguali a quelli più consumati che faceva sparire. Di tanto in tanto telefonava alla mia mamma a Torino, per cercare di ricomporre con il suo eventuale contributo coppie irrimediabilmente spaiate di calze e parlare di noi, ventenni sfuggiti da casa.
Veniva a trovarci in Piazza Bonomelli e portava grandi sacchi di caramelle mou e i barattoli di peperoni e di carciofini fatti dalla nonna. Era dolce e affettuosa, ma, rispetto alla mia mamma siciliana, così diversa da sembrarmi strana, divertente. Mi aiutò a trovare lavoro nella casa editrice dove lavorava Michele Straniero, mi volle far conoscere Giovanni Testori, perché con il mio passato molto cattolico ci saremmo piaciuti
Ha continuato a venirmi a trovare quando poteva, anche quando smisi di vivere con Paolo. L’ultima volta in via Lombardini, stavo già con Ada, perché voleva conoscere la ragazza che era destinata a diventare mia moglie.
Le ho sempre voluto bene.

Nino Vento

Anonimo ha detto...

Caro Paolo,
non ho avuto la fortuna di conoscere Pilin, ma sono commosso dal blog e dai segni lasciati.
Le mie più sentite condoglianze.

giovanni hänninen

Luigi Manconi ha detto...

Caro Paolo, ricordo ancora le due lettere che mi mandò quand'ero in carcere...fu la scoperta - attraverso lei e la mamma di Roberto Delera - che esistevano madri di quella tempra. Un abbraccio Luigi Manconi

Anonimo ha detto...

Ciao Paolo,
Serve a poco ricordare le persone a noi care con una messa ogni tanto.
Apprezzo molto il modo in cui avete scelto di commemorarla e sono commosso dalle testimonianze di vita lasciate.
non conoscevo tua mamma ma andrò a trovarla al cimitero, dove riposa a qualche passo dai miei nonni.

Lorenzo Fracastoro

Anonimo ha detto...

ciao mami non è facile scrivere tutto quello che provo in questi giorni e tanto meno il ricordo che ho di te .se penso a te mi viene in mente pinamare...il profumo dell'oleandro,i giochi con duccio,alice le nuotate con marina. era la vacanza per eccelenza,liberi da ogni cosa e da ogni dove...questa tua libertà mi seguirà per tutto il mio cammino. purtroppo non hai conosciuto marcel piccolo...eri ammalata...venerdi,quando hai chiuso gli occhi lui ha detto ...nonna pilin và in cielo e tornerà a fare la mamma...e questo il ricordo che mi porterò dentro. non ho mai scritto sul computer perdonatemi tutti gli errori.tua figlia barbara

Anonimo ha detto...

Caro Paolo, non ho mai conosciuto Pilin ma ho sentito spesso i tuoi racconti, ora ho letto il ricordo che ha lasciato nelle persone che l'hanno incontrata e mi sono commosso. Ho immaginato tua mamma come l'antesignana delle fag hag, come te vestito da donna vista la somiglianza, come la madre di Isherwood che tu mi hai fatto scoprire.. in tutti i casi ne è uscita un'immagine dolce, che mi ha fatto molto sorridere, il mio personale ricordo di Pilin.


Daniele (Salaris)
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Anonimo ha detto...

cARO mARCEL

Desidero mandarti un abbraccio perché ricordo molto bene Pilin.

Credo di essere venuto la prima volta a casa vostra per partecipare ad un incontro organizzato da Goffredo, su invito di Pilin. Ho bei ricordi delle diverse volte che, da ragazzo, sono venuto a trovare Paolo da voi a Pino, compresa la volta, emotivamente molto intensa, di quando era appena ritornato sano e salvo dal Cile.
Ricordo poi molto nitidamente l’estate del 1980, in cui siete venuti a trovarci in Umbria, nella casa di Cenci che allora era ancora diroccata.

Mi ero appena trasferito a vivere in campagna e non sapevo davvero da che parte incominciare. La vostra presenza qui, in quel primo confuso ferragosto, è stata di conforto. Ricordo te a torso nudo che ti aggiravi per la campagna e la vitalità e l’organizzazione del vostro camper.

Ricordo anche il tuo invito a ritardare la sistemazione della casa e a cominciare dalla terra, perché era un consiglio insolito e diverso da tutti gli altri che ricevevo. Ricordo anche lo sguardo di Pilin, più comprensivo e accondiscendente verso le nostre incertezze.

Vivo qui ormai qui a Cenci da trent’anni e gli alberi sono molto cresciuti, ma i ricordi dei primi ospiti sono tra i più vivi.

Così, con un po’ di ritardo, vi ringrazio di quella visita affettuosa, ricordando con affetto te, Ata e Pilin che non c’è più.

Un forte abbraccio

Franco Lorenzoni

Anonimo ha detto...

...tu sei una roccia sei una pianta sei l'uragano sei l'orizzonte che li accoglie quando mi allontano ... ancora a te corre il pensiero cara Pilin in questa splendida giornata di primavera ..
Paol(in)o

Anonimo ha detto...

Pilin ti guardava in silenzio per un po’, il suo ragionamento sembrava e probabilmente raggiungeva angoli lontani, poi sorrideva e ti diceva: vieni, andiamo…di là, a chiacchierare delle tante cose che faceva, di che cosa facevamo noi a Milano (Paolo ed io), di come la pensavo su questo o su quello… Mi toccava fare dei salti mortali per mettere insieme le mie carte migliori perché conoscendola sapevo che non si sarebbe accontentata di qualche commento superficiale, ma che sarebbe tornata all’attacco con altre domande o con le sue tipiche molto sarcastiche ma garbate note sulle cose e sulle persone. E non volevo deluderla! A volte mi dava l’idea di essere rassegnata a un ruolo, salvo poi stupirmi organizzando incontri, iniziative, interviste per la scuola di danza con persone eccezionali come una professionista e in pochissimo tempo… Questo tratto della persona che avrebbe potuto fare e dare molto di più se le condizioni si fossero combinate in modo diverso mi affascinava e mi spaventava allo stesso tempo (perché è comune a tante donne e, perché no, poteva diventare anche il mio): è stato il destino di tante donne del secolo scorso (ormai), che avevano capacità, intelligenza e che avevano avuto il privilegio di potere ammassare una notevole cultura, ma non la fortuna o la possibilità – se non con rotture molto difficili e talvolta dolorose (come nel caso di mia madre) – di trovare un ruolo che permettesse loro di esprimerle, di plasmarle, di risputarle fuori… Quante donne importanti conosceva e frequentava Pilin stessa nella Torino di quegli anni? Artiste, avvocate, giornaliste (Bianca Guidetti Serra, Carla Gobetti, Anna Sagna..) e quante altre che invece rimanevano nei loro ruoli tradizionali, qualche volta al fianco di uomini che contavano tra gli intellettuali, tra la borghesia torinese illuminata… Ebbene, non ho mai provato neppure la tentazione di criticarle per il loro non rompere gli schemi, perchè tutte loro, come Pilin, che ho conosciuto meglio, nel loro ambito – la famiglia, le relazioni sociali, la politica – hanno avuto, credo, attraverso i loro figli o affiliati, una sorta di ruolo di “portatore sano” di idee che loro stesse non potevano forse mettere in atto, ma sì trasmettere. Credo che questa sia stata la “grande opera” di Pilin. “Ha fatto” solo nei limiti delle possibilità, ma invece ha fatto molto rispetto al mettere ben in chiaro: “questo si può fare” (che è quello che lei ha detto, direi, a Patrizia, a Paolo, a Stefano, a Erika e a Barbara) . Si può pensare con una mente aperta, si possono affrontare i colpi della vita - e non riesco a immaginare cosa possa essere perdere un figlio giovane come era allora Stefano, si può parlar di cose tabù e si può pensarla politicamente anche in maniera ardita, pur restando sempre una gran signora, dove essere una signora voleva dire coniugare grandi privilegi con grandi sensibilità (e volere bene e imparare da quel brontolone di Goffedo Fofi, confessare di dover rileggere due volte l’intervista di Giovanni Testori o ascoltare con attenzione gli argomenti di Fausto Bertinotti). Dagli Stati Uniti qualche volta mi è capitato di pensare a Pilin come a una Rose Kennedy che nel “provincialismo” – passatemelo – di Torino aveva fatto e faceva del suo meglio per allevare, anche come chioccia adottiva, come nel mio caso, una generazione di figli e non solo che fosse quanto meno all’altezza del meglio della sua generazione (quella della Resistenza, gli artisti che aveva conosciuto Bella Hutter, ecc). In tutta questa faccenda meritevole includo ovviamente - ma loro lo sanno - anche Marcel e Ata che erano la struttura sine qua non e tanto altro, ovviamente, dell’aria frizzante che si respirava a Pino Torinese.
La coscienza del privilegio (non solo sociale, ma anche di istruzione e di educazione) è molto più difficile da gestire, credo, del privilegio tout-court, tanto più se abbinata a una grande sensibilità. E azzarderei (senza improvvisarmi esperta di nulla!) che questo abbia contribuito alle difficoltà e alle sofferenze di donne come Pilin o come mia madre (intelligenti e colte) negli ultimi anni della loro vita.

Ho sofferto molto quando Pilin si è ammalata, perché purtroppo me ne intendo di malattie neurologiche, e perché mi sembrava oltremodo crudele che una persona che poteva dare ancora tanto – e con la quale mi divertivo moltissimo ad andare in giro per librerie, a fare shopping, a chiacchierare nelle superbe pasticcerie di Torino o a trovare chi potesse ritessere la sciarpa dalla quale Paolo non si era più separato dopo il Cile - fosse zittita così terribilmente dal destino. Qualche volta, invece, mi sono consolata rivedendo il film di Woody Allen Tutti dicono I love you, dove nella coprotagonistaho sempre visto, sorridendo tra me e me, una simpatica versione newyorchese di Pilin.

Guiomar Parada

Anonimo ha detto...

Ciao Paolo,
è probabile che tu non ti ricordi di me.
E' da tanto tempo che vivo a Milano e da anni non mi è più capitato di vedere Barbara, Marcel, Pilin , Ata e tutta la vostra famiglia. Ma ricordo di averti incontrato una volta durante la mia infanzia a Pino nei nostri pomeriggi di gioco con Barbara ai tempi delle medie.
Ho saputo soltanto adesso di Pilin capitando per caso nel blog. Pilin con i suoi occhi dolci è nei miei ricordi e nel mio cuore, così come, nel ricordi di bambina, le grandi insalate di Marcel , la forza friulana di Ata, il miele della nonnina golosa e il mascarpone al cacao di Barbara. E' un racconto in cui si mescolano le cose cose piccole con quelle grandi. E lo porto con me. un abbraccio a tutti voi dalla bambina con i ricci e gli occhi verdi. ti sarei grata se volessi portare i miei più cari saluti a tutti loro
grazie
Lucia Minetti
(lucia@luciaminetti.com)