Amicizia e ricordi con Pilin Hutter, signora torinese progressista, aperta, socievole e dicono generosa e spiritosa. Nata Oggero (Piera Rosa, settembre 1927) ha sposato Marcel Hutter nel 1951. Figlia unica, è stata poi madre di 4 figli e..sorella di tante e tanti. Spesso disturbata da fasi di depressione si riscattava abbondantemene quando ne era fuori. Poco cosciente invece negli ultimi 17 anni ma serena. Riposa al cimitero di Pino Torinese dal 28 febbraio.

domenica 1 marzo 2009

Discorsetto di Paolo prima di accompagnarla al cimitero

La difficoltà di fare un discorso diciamo funebre per Pilin consiste evidentemente nella faccenda del filo. Ha perso il filo, abbiamo perso il filo, non è facile ritrovare il filo. Del resto anche prima di perdere il filo per un bel po’ di anni, i fili si attorcigliavano parecchio.

Penso ai fili del telefono di quei bei telefoni grossi di quando non c’era il cordless e Pilin batteva tutti i primati dell’epoca nello stare al telefono...precursora del cellulare...io adesso ogni tanto che sto al mattino nel lettone del soppalco appeso tra un telefono e l’altro senzafili è uno dei vari casi in cui mi identifico nella mamma...
Per i fili che si attorcigliavano pensiamo anche a quello sferruzzamenti di fili di lana che accompagna le telefonate ma anche altre attività e che portava al parto di maglioncini simpaticamente storti per noi figli che altrimenti avremmo patito il freddo e il gelo. E poi per i nipoti. E quando si andava a pescare col gommone nei campeggi il filo del cosiddetto bollentino di Pilin non era per prendere il pesce per annodarsi in grovigli straordinari che poi lei scioglieva piano piano con aria assorta e un po' assente.

Forse i maglioncini erano una lontana discendenza di quell'istinto generoso e un po' spericolato che l’aveva portata -e questo è uno scoop, una rivelazione a posteriori,- che l’aveva portata giovanissima a fare la crocerossina ruolo per il quale non veva il phisique du role, come mi ha raccontato Marcel, per cui crollava a terra sotto il peso del degente da sostenere e la sera tornava a casa e si buttava sul letto per esser assistita dalla mamma donna Regina.

Ma cercando di riprendere il filo noi siamo stati tutti attenti a cercare sempre di cogliere gli sprazzi di espressione e di ironia di questi ultimi ben 17 anni in cui il dialogo, la empatia logico affettiva la materia in cui era tanto forte, era stato sostituito dalla frase, la frase fatta, il pezzetti di ricordo di qualcosa che le affiorava, il generale Vercellino, Pierino Marengo, Anna Sagna, la signora Caramello e dalla provocazione, il canto di giovinezza o come ha detto a Erika a Natale tornatevene a casa vostra tutti quanti o come ha chiamato qualche volta Heidi Evita Peron.

Non è che è diventata matta come se ci fosse un modo indistinto di essere matti ma anzi è rimasta matta a modo suo in un modo ironico tagliente paradossale che ce l'ha continuata a rendere riconoscibile anche se appunto il filo si era perso.

E intanto si è calmata e si è perlomeno risparmiata, pensate un po’ 15 anni di Berlusconi si è risparmiata del tutto e se n’è anche andata in punta di piedi, un venerdì di fine inverno così che ci potessimo riunire tutti senza troppa fatica al sabato per il piccolo funerale ultralaico.

Per questa straordinaria opera di conservazione saremo sempre grati ad Ata a Marcel a Heidi

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